Eufemia Racconta
Esperienze di integrazione
Un'iniziativa per raccontare un aspetto di Eufemia dedicato all'inclusione lavorativa, all'ascolto, al supporto e alla scoperta. Grazie a Scuola dei Quartieri, che all'interno del Bando Scuola dei Quartieri 2024-25 ha finanziato la linea di azione Eufemia Racconta, dedicata al racconto dell'universo mondo delle lavoratrici e dei lavoratori di Eufemia Emporio di Comunità.


Nadia rivive e racconta oggi il paese in cui è nata e cresciuta, il Marocco, nei piatti che cucina ogni settimana da Eufemia.
Questa è la sua storia.
Cosa ti ha spinto a venire in Italia? E com'è stata la tua esperienza quando sei arrivata qui? Mi chiamo Nadia, ho 42 anni e sono mamma di tre figli. Sono venuta in Italia dal Marocco. La mia vita in Marocco era bellissima perché vivevo con la mia famiglia, i miei fratelli e le mie sorelle. Ho deciso di trasferirmi per motivi familiari: mio marito era già in Italia, aveva i documenti e ci eravamo sposati in Marocco. Prima è venuto lui, e poi l'ho raggiunto io, per poter vivere tutti insieme qui in Italia. L'esperienza è stata molto bella. La parte più difficile è stata stare lontana da tutta la famiglia e, forse, anche il fatto di dover imparare una nuova lingua non è stato semplice. Però, nel complesso, è stata un'esperienza positiva.
Cosa significa per te il tuo Paese d'origine? Quali aspetti della tua cultura senti ancora vivi nella tua quotidianità? Il mio Paese è una parte molto importante di me. La cucina che preparo per la mia famiglia – il cous cous, il tajine, il tè – sono tutte tradizioni che appartengono alla mia cultura e al mio Paese, e che oggi continuano a essere molto presenti nella nostra vita quotidiana. Abbiamo anche incorporato tante cose della cultura italiana, ma la mia cultura resta fondamentale per tutti noi.
Quali sfide hai affrontato come persona migrante? La sfida più grande è stata senza dubbio la lingua. Per fortuna, però, c'era sempre mio marito ad aiutarmi con questo aspetto.
Com'è cambiata la tua percezione di questo Paese da quando sei arrivata? I primi mesi sono stati difficili, soprattutto per la lontananza dalla mia famiglia e per la lingua. Ma col tempo sono riuscita ad abituarmi, e la mia percezione dell'ambiente intorno a me è cambiata in modo positivo. Sono riuscita a costruire una nuova realtà con la mia famiglia qui, e mi piace.
Come sei arrivata a lavorare a Eufemia? Cosa hai pensato del posto quando l'hai conosciuto per la prima volta? Sono arrivata a lavorare a Eufemia grazie ad alcuni amici: Piero, Lorena, Betta e Giulia. Lavoro con loro da tanto tempo. All'inizio c'era un piccolo progetto chiamato GAS, dove cucinavamo insieme a uno chef che si chiamava Stefano.
Cosa hai pensato del posto quando l'hai conosciuto per la prima volta? Piero, amico e volontario di Eufemia, mi aveva parlato di Eufemia come di un sogno che aveva. Mi è sembrata un'occasione bellissima per continuare a lavorare insieme a tutti loro.
Cosa rappresenta questo spazio per te? Come ha influenzato la tua vita quotidiana? Questo spazio mi ha dato una grande mano nella vita quotidiana. Io e mio marito eravamo senza lavoro, e questo progetto mi ha aiutato a migliorare quella situazione. Inoltre, è un ambiente molto amichevole e accogliente in cui lavorare.
Qual è l'aspetto che ti piace di più del lavorare qui? Mi piace cucinare e adoro avere l'opportunità di improvvisare i piatti da preparare per i pranzi. Inoltre, mi piace moltissimo condividere il tempo con le mie colleghe.
Quali competenze o insegnamenti hai acquisito qui? Ho arricchito la mia esperienza imparando a cucinare con attenzione alla qualità dei prodotti, privilegiando quelli biologici e offrendo sempre un'opzione vegetariana.
C'è un'esperienza a Eufemia che è stata particolarmente significativa per te? Alla fine del lavoro, mi piace moltissimo condividere del tempo con i miei colleghi e amici. Koki prepara la lista di quello che ognuno vuole mangiare, altri apparecchiano la tavola, e poi ci sediamo tutti insieme a mangiare: siamo come una famiglia.
Come mantieni vive le tue tradizioni culturali qui? La cucina mi permette di mantenere viva ogni giorno la cultura del mio Paese di casa. Inoltre, celebriamo insieme in famiglia le feste tradizionali del Marocco. Continuiamo anche a parlare la nostra lingua: i miei figli la conoscono bene, e questo mi collega direttamente alla mia cultura, qualcosa di davvero importante per me.
Ti è capitato di condividere la tua cultura con i colleghi o con i clienti di Eufemia? Com'è stata questa esperienza? Eufemia mi ha dato l'opportunità di cucinare molti piatti tipici del mio Paese e i clienti li hanno apprezzati molto. Mi piace tantissimo preparare il cous cous e anche replicare ricette che mi ha insegnato mia madre, come lo sformato di lenticchie. Ho anche portato alcune cose da far assaggiare ai miei colleghi, come il tè tipico marocchino che è piaciuto molto.
C'è un piatto o un prodotto dell'emporio/ristorante che ti collega alla tua terra d'origine? Ci sono piatti o alimenti che hai scoperto/provato qui da Eufemia? Il cous cous, le patate al forno e le lenticchie sono piatti che mi collegano alla mia terra d'origine.
Come immagini il tuo futuro? Quali sono i tuoi sogni o obiettivi? Mi immagino come cuoca a Eufemia, soddisfatta del mio lavoro e riuscendo a raggiungere serenità e stabilità economica.
Che ruolo immagini possa avere Eufemia nel tuo futuro? Spero che Eufemia continui a crescere e ad andare avanti, così possiamo lavorare bene, di più e crescere tutti insieme.

Vesna è arrivata dalla Serbia 15 anni fa, qui ci racconta la sua storia con schiettezza e a cuore aperto.
Cosa ti ha spinto a venire in Italia? E com'è stata la tua esperienza quando sei arrivata qui? Sono arrivata in Italia quando il mio Paese era in guerra. Mi sono sposata a 15 anni e qui in Italia ho avuto tutti i miei figli. All'inizio ho dovuto adattarmi, non è stato facile. Oggi però sento che l'Italia è casa mia.
Cosa significa per te il tuo Paese d'origine? Quali aspetti della tua cultura senti ancora vivi nella tua quotidianità? Ormai mi sono abituata all'Italia, dopo tutti questi anni qui. Ma la Serbia resta sempre una parte importante di me, e la sento ancora vicina grazie al cibo e alla musica.
Quali sfide hai affrontato come persona migrante? Quando sono arrivata in Italia, era un po' più complicato mettere insieme tutti i documenti per entrare. Oggi basta la carta d'identità! All'inizio è stato difficile adattarmi, soprattutto a vivere con tutta la famiglia di mio marito: eravamo nei campi. Ma piano piano mi sono costruita la mia vita qui.
Com'è cambiata la tua percezione di questo Paese da quando sei arrivata? All'inizio era tutto nuovo e strano, ma oggi non potrei vivere da nessun'altra parte. Voglio tornare in Serbia per vedere la mia famiglia, ma l'Italia è il Paese che scelgo per vivere.
Come sei arrivata a lavorare a Eufemia? Cosa hai pensato del posto quando l'hai conosciuto per la prima volta? Mi avevano proposto un tirocinio a Eufemia e ho capito subito che era una bella opportunità. All'inizio non ero sicura di riuscire a far combaciare i miei orari con le esigenze del lavoro, ma alla fine ho organizzato tutto e adesso mi piace tantissimo lavorare qui.
Cosa rappresenta questo spazio per te? Come ha influenzato la tua vita quotidiana? Per me Eufemia significa tanto. Qui mi rilasso, lascio andare i pensieri e sto davvero bene. Parlo con le persone, loro mi ascoltano e mi aiutano, e questo per me vale tantissimo.
Qual è l'aspetto che ti piace di più del lavorare qui? La cosa che mi piace di più è che le persone mi tengono in considerazione. Parlo con loro, e se ho un problema mi ascoltano e troviamo insieme una soluzione. Il gruppo umano è davvero la cosa più bella di Eufemia.
Quali competenze o insegnamenti hai acquisito qui? Ho imparato tante cose. Questo lavoro l'avevo già fatto in altri momenti della mia vita, ma c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare. E poi ho conosciuto tante persone lungo il percorso.
C'è un'esperienza a Eufemia che è stata particolarmente significativa per te? Stare a Eufemia in questi mesi mi ha aiutato a capire tante cose. Per esempio, che è possibile realizzare progetti importanti, come l'incontro sulla violenza contro le donne o quello per parlare delle carceri. Ho imparato davvero tanto in questo periodo lavorando qui.
Come mantieni vive le tue tradizioni culturali qui? Quello che mi tiene connessa al mio Paese è la musica e il cibo. È impossibile dimenticare da dove veniamo, le nostre radici.
Ti è capitato di condividere la tua cultura con i colleghi o con i clienti di Eufemia? Com'è stata questa esperienza? Trovo spesso momenti per condividere un po' della mia cultura con i miei colleghi. A volte attraverso la musica, altre parlando di piatti tipici. Ho anche condiviso parte della mia storia con loro e con i clienti, soprattutto quando ho partecipato all'incontro sulle carceri e sugli immigrati provenienti dal mio Paese.
C'è un piatto o un prodotto dell'emporio/ristorante che ti collega alla tua terra d'origine? Ci sono piatti o alimenti che hai scoperto/provato qui da Eufemia? Fagioli, insalata di verza, riso sono alimenti che mi legano al mio Paese.
Come immagini il tuo futuro? Quali sono i tuoi sogni o obiettivi? I miei sogni sono tanti. Voglio avere una casa, vivere con il mio compagno, serena e felice. Voglio continuare a lavorare a Eufemia. Idealmente mi piacerebbe lavorare la mattina, così possiamo passare più tempo insieme quando siamo entrambi a casa.
Quale messaggio daresti a chi sta vivendo situazioni simili alla tua? Direi loro che devono essere molto pazienti. In fretta non si fa niente, piano piano si fa tutto.
Che ruolo immagini possa avere Eufemia nel tuo futuro? Mi immagino a lavorare a Eufemia, con una casa, un lavoro tranquillo e la possibilità di viaggiare. Vorrei tornare a visitare il mio Paese e la mia famiglia. Spero di poter lavorare a Eufemia ancora per tanto tempo.